Gaijin

essere straniero in Giappone

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  1. Ashuraxxx
     
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    Prendo spunto da una notizia vecchia di ieri.
    Tratta da Panorama.it

    "Uno dei tanti problemi del Giappone è quello dell’invecchiamento della popolazione. Potrebbe essere facilmente risolto permettendo a forza lavoro straniera di entrare nel paese, ma da questo punto di vista sembra che Tokyo non sia ancora pronta a raggiungere un compromesso con la rigida legislazione anti immigrazione in vigore nel paese.

    Il New York Times ha raccontato la storia di Maria Fransiska, una giovane infermiera indonesiana che sta facendo di tutto pur di vedere il suo visto rinnovato. Per poter lavorare tre anni in più in un ospedale alla periferia della capitale del Sol Levante, questa ragazza di ventisei anni dovrà superare l’esame di stato per l’abilitazione alla professione, un test in giapponese che dal 2007 ad oggi hanno passato solo tre delle 600 infermiere indonesiane e filippine che lo hanno provato.

    Maria Fransiska sta lavorando sodo, nella speranza di poter realizzare il sogno di rimanere altri tre anni in Giappone, guadagnando un salario di almeno 2.400 dollari al mese, dieci volte di più rispetto a quello che potrebbe ottenere in patria. Ma il Giappone continua a fare fatica a immaginare di aprire le porte ai lavoratori stranieri di cui avrebbe bisogno. Nel 2009 il governo ha scelto di donare 300mila yen (pari a 2.300 euro) a tutti quegli stranieri intenzionati a lasciare il paese, a condizione che non presentassero mai più una domanda di visto. Oggi, Tokyo continua a incoraggiare impiegati, operai, dirigenti e studenti stranieri a ritornare nei loro paesi.

    In effetti, dal 2009 il numero di stranieri regolarmente residenti in Giappone si è significativamente ridotto (-1,4%): gli immigrati sono appena 2,19 milioni, pari all’1,71% della popolazione nazionale (127,5 milioni). E dei 130.000 studenti stranieri iscritti alle università del Sol Levante nel 2008, solo 11.000 hanno trovato un impiego. Un buon risultato per il governo, ma pessimo per gli esperti di economia, convinti che solo rinnovando la forza lavoro con le idee e le capacità dei giovani stranieri il paese riuscirà ad uscire dalla recessione. Anche perché tra cinquant’anni la popolazione calerà del 30%, e nel 2055 più di un giapponese su tre avrà più di 65 anni."

    Moltissimi di voi (forse la totalità) hanno una passione per il Giappone e forse vi sarà capitato almeno una volta di fantasticare su una vostra possibile vita lì.
    Anche a me è capitato. Ho sempre sognato di visitare il Giappone e magari di viverci... L'ho sempre considerato un paese bellissimo, migliore del mio. Naturalmente mi sbagliavo.
    Ad Aprile ho avverato il mio sogno di visitarlo e ho capito che mai potrei viverci. Certo, adoro ancora la sua cultura, vado letteralmente pazza per la sua cucina, la lingua, i manga, gli anime, ecc...
    Ma ho capito che la freddezza dei Giapponesi nei confronti dei "Gaijin" non potrebbe mai andarmi giù.
    Sono di una cordialità pazzesca, qualcosa che qui ce lo sogniamo letteralmente, ma ti danno la sensazione (che diventa una certezza vivendoci) che tu non sarai mai realmente integrato nella loro società.

    E questo "rifiuto" è insito addirittura nel termine "Gaijin" 外人, cioè "uomo da fuori" [traduzione cit. Momo], che i giapponesi usano per identificare gli stranieri. L'uso di questa parola poi, in certi casi è quasi insultante.

    E voi cosa ne pensate?
     
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    Io penso che la prima cosa sia cercare di capire le ragioni storico/culturali che stanno dietro a questa "chiusura verso gli stranieri" da parte del popolo nipponico.

    In primo luogo sappiamo tutti benissimo che i Giapponesi hanno tradizioni millenarie antichissime, alcune delle quali non sono nemmeno comprensibili per chi giapponese non è.
    Queste tradizioni appartengono a loro e solo a loro e ci tengono tantissimo, quindi secondo me la paura di perderle per via della lenta "contaminazione" da parte di culture straniere è molto radicata in loro.

    Inoltre è innegabile che la stessa cultura giapponese sia in generale molto differente da quella di tutti gli altri popoli. Non so voi ma a me la definizione "estremo oriente" con il quale viene denominato il Giappone, mi ha sempre suonato come qualcosa di più di una semplice definizione geografica, dandomi sempre quell'idea di "un qualcosa molto lontano e differente". Penso che ovviamente la stessa cosa valga per loro e che anche loro vedano gli altri popoli come qualcosa di "lontano e differente".

    Inoltre non bisogna dimenticare il forte orgoglio nazionale dei nipponici: il piccolo Giappone all'inizio del secolo scorso inflisse da solo e senza alcun aiuto ripetute sconfitte in guerra alla ben più potente Repubblica Cinese che li sovrastava numericamente sia come uomini che come risorse belliche, e il tutto facendo leva proprio sul sopracitato orgoglio nazionale.

    Per non parlare poi della Seconda Guerra Mondiale dove misero in grossa difficoltà una super-potenza come gli Stati Uniti, che per piegare le loro resistenze decicettero di ricorrere a uno degli attacchi più vili e criminali della storia dell'umanità. Il Giappone è l'unico popolo al mondo (e si sperà che resterà anche l'ultimo) che ha subito l'orrore di un attacco atomico. Ed è ormai praticamente assodato che ciò fu dovuto anche alla decisione di usarli come "cavie" per vedere i reali effetti della nuova arma, costringendoli a pagare questo altissimo ed insensato prezzo.

    Il Giappone è sempre stato solo e ha sempre combattuto da solo. Tutte queste sono cose che contribuiscono a compattare un popolo ma allo stesso tempo a renderlo chiuso verso l'esterno.
    Ormai è radicato in loro questo concetto di "ce la siamo sempre sbrigata da soli e senza l'aiuto di nessuno, e così ce la sbrigheremo anche stavolta", e questo è probabilmente ciò che pensano anche di fronte ad un allarme demografico ed economico di queste proporzioni

    Che poi questa volontà di preservare le proprie tradizioni e la propria identità sfocino in varie forme di xenofobia è secondo me una conseguenza purtroppo inevitabile.

    Edited by Mamiina4ever - 8/1/2011, 17:28
     
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  3. Ashuraxxx
     
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    CITAZIONE (Mamiina4ever @ 8/1/2011, 16:59) 
    Io penso che la prima cosa sia cercare di capire le ragioni storico/culturali che stanno dietro a questa "chiusura verso gli stranieri" da parte del popolo nipponico[...]Inoltre non bisogna dimenticare il forte orgoglio nazionale dei nipponici: il piccolo Giappone all'inizio del secolo scorso inflisse da solo e senza alcun aiuto ripetute sconfitte in guerra alla ben più potente Repubblica Cinese[...]Per non parlare poi della Seconda Guerra Mondiale dove misero in grossa difficoltà una super-potenza come gli Stati Uniti, che per piegare le loro resistenze decicettero di ricorrere a uno degli attacchi più vili e criminali della storia dell'umanità[...]

    Una delle ragioni più importanti a livello storico allora credo sia quella della sua apertura forzata all'Occidente per mano del Commodoro Matthew Perry, (guarda caso) uno statunitense, che mise fine al Sakoku (che significa qualcosa tipo "paese blindato"). Prima di allora solo pochi paesi potevano commerciare con il Giappone e con nome rigidissime. Per esempio vigeva la pena di morte per gli stranieri che entravano nel paese e per i giapponesi che osavano lasciarlo. La rottura del Sakoku e soprattutto i trattati ineguali ferirono in un certo senso l'enorme orgoglio giapponese (che è smisurato).

    CITAZIONE (Mamiina4ever @ 8/1/2011, 16:59) 
    In primo luogo sappiamo tutti benissimo che i Giapponesi hanno tradizioni millenarie antichissime, alcune delle quali non sono nemmeno comprensibili per chi giapponese non è.
    Queste tradizioni appartengono a loro e solo a loro

    Sì e no... Se andiamo a guardare in fondo, scopriamo che sia la lingua che la stessa cultura (in particolare nell'arte figurativa) a cui tengono tanto, non sarebbero nulla se non avessero subìto la fortissima influenza della Cina.
    Solo in seguito hanno deciso di dar vita ad un movimento di natura più nazionalista, che avesse come fulcro una cultura autoctona. Mi riferisco in particolare alle pitture denominate Yamato-e.
    E così è stato anche per tutto ciò che è arrivato dall'Occidente. Uno dei motti giapponesi per antonomasia è Oitsuke! Oikose! "Raggiungere! Superare!", usato in epoca Meiji addirittura come slogan, quando cominciò la "modernizzazione" del Giappone.

    CITAZIONE
    Ormai è radicato in loro questo concetto di "ce la siamo sempre sbrigata da soli e senza l'aiuto di nessuno, e così ce la sbrigheremo anche stavolta", e questo è probabilmente ciò che pensano anche di fronte ad un allarme demografico ed economico di queste proporzioni

    Molto probabilmente è così... Anche se, a mio modo di vedere, non è soltanto questo. Spingere gli stranieri fuori dal paese pagandoli addirittura... ha qualcosa che trascende il nostro modo di pensare.
    Io personalmente non riesco a comprenderlo...

    Mi preme comunque dare visibilità a notizie come queste per far capire a chi, come me, ama il Giappone che quella non è la "Terra dei Sogni", ma un paese con molte luci e tantissime ombre.

    Come dici tu, la xenofobia è una deriva inevitabile... ma non sono d'accordo sull'impostazione del discorso.
    E' una deriva inevitabile quella che sta subendo la nostra patria: gli italiani sono sempre stati considerati da tutti un popolo ospitale e caloroso. Oggi, con la crisi economica imperante, assistiamo sempre di più al nostro impoverimento sia economico che umano e al razzismo crescente.

    Il giapponese invece è sempre stato chiuso. Non la definirei una cosa inevitabile, come se fosse avvenuta "dall'oggi al domani"... ma una parte integrante del loro essere. E' una parte della loro natura di giapponesi. Per questo uno straniero non potrà mai completamente integrarsi. Era così una volta, è così oggi. E non è una causa della crisi economica (che ricordo, il Giappone ne affronta una ogni dieci anni, almeno) né, tanto meno, una causa del disastro atomico (una delle disgrazie più atroci e infami di tutto il '900).

    E' una cosa di cui non ti accorgi subito: come dicevo in apertura, i giapponesi sono gli esseri più cordiali ed educati che esistano, ma stando lì, tu, Gaijin, non potrai fare a meno di sentirti estraneo.
    E vorrei sottolinearlo per tutti quelli che continuano a sostenere che il Giappone sia il paese delle meraviglie.
     
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    CITAZIONE (Ashuraxxx @ 9/1/2011, 01:25) 
    E vorrei sottolinearlo per tutti quelli che continuano a sostenere che il Giappone sia il paese delle meraviglie.

    Ma io difatti non l'ho mai pensato.. la freddezza nei confronti degli stranieri celata dietro a una maschera di cordialità è una cosa che bene o male è abbastanza risaputa.
    Non sapevo che fossero arrivati addirittura al punto di fare "pressioni psicologiche" per convincere i lavoratori stranieri, anche quelli ormai integrati, a ritornare nel loro paese di origine. Arrivare al punto di dire "ti pago purchè te ne vai a casa tua" è qualcosa che onestamente sa perfino di offensivo.

    Vero che ognuno è padrone in casa sua ma a questo punto, per come sono fatto io, possono starsene lì per fatti loro se è ciò che vogliono: io non cercherei mai di andarmi ad imporre dove saprei di non essere desiderato e se decidessi un domani di cercare fortuna fuori dall'Italia di certo punterei su qualche altra destinazione più "accogliente"..

    Certo che fa sorridere vedere poi nei loro anime tutte quelle scene pregne di buonismo, sentimentalismo e tolleranza verso tutto e verso tutti, sapendo poi quanto la realtà sia ben differente, e quanto la mentalità comune si discosti abbastanza da ciò che ci viene fatto vedere.
    Pensa che conosco anche gente che era appassionata di manga e di anime e che dopo aver scoperto cose tipo questa ha scelto per principio di non seguirli più.. :)
     
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  5. Izumi Kona-chan
     
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    Di testimonianze simili a questa, o comunque relative al trattamento riservato agli stranieri in Giappone, ne ho lette e sentite molte.
    Ma ne ho anche sentite di totalmente differenti, da parte di persone che conosco e che hanno vissuto per molto tempo in Giappone.
    Soprattutto riguardanti il fatto che, oltre alla solita e prevedibile diffidenza, spesso gli stranieri sono visti quasii con ammirazione (no, non è la parola corretta, intendo qualcosa di più simile a stupore ma in senso positivo, del tipo "ooohhh, uno straniero!" Comunque non dispregiativo.
    Questa stessa persona mi ha anche detto che però, le cose cambiano se il giapponese ha anche solo il dubbio che lo straniero in questione sia americano.
    Mi ha raccontato un'episodio in cui sii trovava su un bus ed era attorniato dallo sguardo assassino di un'anziana signora.
    Dopo parecchio tempo, un ragazzo accanto ha chiesto a questo ragazzo se fosse americano. Quando lui ha risposto che no, era italiano, l'anziana si è messa cordialmente a parlare con lui X°D

    Lui, comunque, problemi di ntegrazione non ne ha avuti.

    Forse questi che fanno così scalpore sono casi limite, o comunque relegati soprattutto ad alcuni ambiti o settori, ma comunque non credo che la situazione siia COSI disastrosa (neppure siia rosea, sia chiaro :D)
     
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    Simoun Auriga

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    Domanda.. Ma non è che appunto il trattamento varia da zona a zona ?

    Cioè senza voler fare campanilismi non è che anche qui in Italia l'accoglienza che viene riservata è uguale da regione a regione.. sia che uno sia straniero sia tra gli stessi italiani. Io ho girato tutta l'Italia in lungo in largo per lavoro e non venitemi a dire che l'accoglienza che vi riservano in certe zone è la stessa che vi riservano in altre. Così come la mentalità di città è solitamente diversa da quella della piccola comunità dispersa in cima a un monte. Sto parlando ovviamente della mentalità "generale", non delle singole persone, perchè lì il discorso varia: nessuno si senta preso in causa per queste parole.. Quello che appunto mi chiedo però è: non sarà la stessa cosa anche lì? Non è possibile che, tanto per fare un esempio a caso, Tokyo sia ad esempio più xenofoba di Osaka? E gli stranieri ricevono lo stesso trattamento sia che si trovino nelle metropoli sia che si rechino nel paesino sperduto di provincia?

    Oppure a differenza di altre nazioni loro sono un popolo di cultura e mentalità più omogonea che non differisce da regione a regione e da città a campagna? Chiedo perchè su questa cosa sono totalmente ignorante...
     
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  7. Izumi Kona-chan
     
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    Rigiro anche io la domanda di Mamiina, me lo chiedo anche io, ma francamente credo sia logico presumere che le cose varino da luogo a luogo.
    Ad ogni, modo in linea generale (ripeto generale) l'Italia è un popolo razzista e xenofobo a livello assurdi. L'integrazione degli stranierii non è favorita nè sollecitata in alcun modo, e sul posto di lavoro le discriminazioni si sprecano.
    Senza contare poi che, sì, appunto, ci sono variazioni in base al luogo e ovvamente ci sono persone e comunità intere tutt'altro che razziste, ma negare che l'Italia, genericamente, lo sia, è improponbile.

    Comunque, a mio avviso, se si resta stupiti da fenomeni di xenofobia in Giappone è perché lo si vede iin modo troppo idealizzato.
    Allo stesso modo non credo che la situazione sia realmente drammatica così come alcuni casi estremi possono far pensare.
    Parlo poi sempre per letto ed esperienze di persone che conosco, ma soltanto vivendo lì a lungo ci si potrebbe esprimere in modo più approfondito sulla questione, che penso non sia priva di varie sfaccettature.
     
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  8. MiChiPao
     
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    io faccio appello al proverbio " ogni mondo è paese"

    Credo che quello che sia stato scritto sul Giappone, valga per qualsiasi nazione.

    L' ambiente/l'habitat, che ci piaccia o no, inevitabilmente ci influenza ed agisce fortemente nella costruzione della propria morale.
    Sia come macrosistema, che come micro.

    Facciamo pregiudizio tra noi stessi, Nord e Sud, Cittadino e Montanaro, come lo facciamo verso gli stranieri.
    E sono sicura che gli stessi pregiudizi ce li hanno i francesi, gli americani, i russi ecc.

    Fondamentalmente, L'uomo ha paura di ciò che è diverso da lui, da ciò che non conosce, pertanto il pregiudizio diventa una "difesa personale".

    Il problema è che non tutti hanno la voglia ed il coraggio di superare ed affrontare le proprie paure e di accettare le diversità.

    Se ci pensiamo un attimo, fatalità... sono proprio queste diversità che ci rendono simili
     
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7 replies since 8/1/2011, 12:05   271 views
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